Forum del Libro

Forum del Libro

venerdì 24 aprile 2015

Dagli errori si può imparare a fare meglio

Giovanni Solimine

Ieri, giornata mondiale del libro, come ogni anno si sono tenute tantissime iniziative di promozione della lettura in numerose città italiane. La novità del 2015 è costituita dal grosso impegno dell'AIE, che ha realizzato #ioleggoperché.

Per evitare equivoci, dico subito che gli editori hanno fatto benissimo a promuovere questa manifestazione, anche per supplire alla mancanza (o debolezza, se non vogliamo essere troppo severi) di incisività che caratterizza il Centro per il libro, l'organismo pubblico che avrebbe il compito di organizzare direttamente e fare da catalizzatore degli altri soggetti operanti nel campo delle politiche di promozione della lettura. Il merito che va riconosciuto all'AIE - e, in primo luogo, a Marco Zapparoli che ha fortemente voluto e intelligentemente coordinato l'iniziativa - è di aver imposto all'attenzione di tutti (decisori pubblici, media e, ci si augura, non lettori) il tema della lettura.
Alcune cose, come l'idea di regalare un libro, potevano essere fatte meglio (ricordo le polemiche sulla scelta dei titoli) e forse non raggiungeranno gli effetti desiderati (amara, ma divertente, la testimonianza di un volontario che ha inutilmente tentato di "spacciare" i libri che gli erano stati affidati).
Ma sarebbe sbagliato, oltre che ingeneroso, far prevalere le critiche sugli apprezzamenti. C'è da augurarsi che non si torni indietro, che l'iniziativa venga replicata anche negli anni a venire, e che lo stesso impegno venga messo da tutti (ma proprio tutti, in primis le istituzioni pubbliche) anche nei rimanenti 364 giorni dell'anno.
Proprio perché ci auguriamo che si prosegua su questa strada pensiamo che sia opportuno proporre qualche riflessione su ciò che potrà essere migliorato. Mi riferisco in primo luogo alla trasmissione televisiva andata in onda ieri sera alle 21 sulla terza rete RAI. Sia lode al servizio pubblico, che ha tenuto fede ai suoi compiti, dando spazio a una questione di grande rilevanza per la crescita civile del nostro Paese. Ma così non va: devo ammettere che, anche se la trasmissione toccava temi che mi stanno molto a cuore (e, pur di vederla, ho sacrificato la partita di coppa che in contemporanea vedeva impegnato il Napoli), mi sono annoiato mortalmente.
Lo spot prometteva un viaggio appassionante tra le storie, ma così non è stato e, se io ho resistito alla tentazione di cambiare canale, temo che invece molti altri, appena appena meno motivati di me, lo abbiano fatto: i dati sugli ascolti, infatti, sono piuttosto deludenti (667.000 spettatori e 2,73% di share).
L'occasione di una prima serata era importante e non andava sprecata così. Non è pensabile di propinare ai telespettatori per due ore e mezza di seguito letture ad alta voce, appena intervallate da qualche canzone e dalle dichiarazioni di alcuni intellettuali che spiegano perché a loro piacciono i libri. Il tutto affidato a un attore molto bravo come Pierfrancesco Favino, un po' imbranato nei panni del conduttore improvvisato. Forse i tempi per preparare la trasmissione sono stati troppo stretti, forse i mezzi a disposizione erano scarsi, forse... forse... Eppure, si poteva immaginare qualcosa di diverso. Non sono un autore televisivo e, da semplice spettatore, mi permetto di azzardare sommessamente qualche proposta: se si fosse trasmesso qualche booktrailer di qualità (ne abbiamo visto uno, non bellissimo), se ci fossero stati stati un paio di collegamenti con qualcuna delle tante piazze in cui si teneva qualche manifestazione di una certa vivacità (abbiamo invece assistito a un collegamento con piazza Gae Aulenti di Milano, dove però c'era uno scrittore che leggeva al microfono, né più né meno come facevano i suoi colleghi che erano in studio, con l'aggravante che il malcapitato faceva la sua performance nell'indifferenza dei passanti), se si fosse mostrata la registrazione di qualche iniziativa svolta in una scuola o in una biblioteca, se semplicemente si fosse scelta la lettura di qualche dialogo al posto di uno degli estenuanti monologhi che abbiamo dovuto subire, se gli intellettuali fossero stati intervistati invece che lasciarli parlare da soli.... Certo, è facile criticare, ma non ci voleva molto a fare di meglio. Non si è salvato neppure il pezzo di Neri Marcorè sulle caratteristiche del libro, che in effetti era la sbiadita imitazione dell'originale spagnolo che da anni viaggia su YouTube (tra l'altro, non ho capito perché gli è stato messo tra le mani un libro vecchio e scompaginato, che non aveva le virtù che venivano decantate: l'ironia della sorte ha voluto che un paio di pagine siano partite via proprio mentre l'attore si accingeva a decantare le legature).
Comunque, detto questo, è ovvio che è sempre meglio fare le cose piuttosto che non farle. Ma se si fanno male e non si utilizza in modo efficace uno spazio faticosamente conquistato, diventa più difficile ripeterle. La RAI sarà disponibile a offrire una seconda chance?
Auguriamoci che ci sia l'occasione per dimostrare che la lezione è servita.

giovedì 23 aprile 2015

Giornata del libro, il presidente Mattarella: "Leggere è la chiave per diventare cittadini del mondo"

Alla vigilia della Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, che si celebra oggi, 23 aprile, in tutto il mondo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale gli studenti di diverse scuole che hanno partecipato al progetto Libriamoci, segnalandosi per un impegno particolare nella promozione della lettura. A loro Mattarella si è rivolto con un discorso in cui ha ribadito l'importanza della lettura nella vita di una persona e della società nel suo complesso: "Leggere - ha detto fra l'altro il presidente della repubblica - è una ricchezza per la persona e per la comunità. E' una porta che ci apre alla conoscenza, alla bellezza, a una maggiore consapevolezza delle nostre radici, ai sentimenti degli altri che spesso ci fanno scoprire anche i nostri sentimenti nascosti, come poco fa è stato detto. Non è vero che la lettura sia stata e sia un'abitudine di personalità introverse. E' vero il contrario: è una chiave per diventare cittadini del mondo, per conoscere esperienze lontane, per comprendere le contraddizioni e le storture, ma anche per comprendere le grandi potenzialità del mondo che ci circonda, dell'umanità che ci circonda. E' un modo per far nascere speranze, per coltivarle, per condividerle. I latini chiamavano liber il manoscritto, il libro. Liber, come il sostantivo e l'aggettivo che definivano l'uomo libero. Si tratta - lo sapete, certamente lo sanno i vostri docenti - di etimi diversi. La parola "libro" viene da corteccia, la corteccia degli alberi sulla quale si incidevano le iscrizioni. Ma questa identità del termine è quanto mai opportuna: in questo tempo avvertiamo particolarmente che leggere è parte di un percorso di libertà. Diceva un grande scrittore per ragazzi, Gianni Rodari: "Vorrei che tutti leggessero. Non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo". Più libri vuol dire più libertà. Più lettori vuol dire più conoscenza, più spirito critico, più autonomia di giudizio, elementi essenziali di una convivenza". 
Il discorso del presidente della Repubblica si può leggere per intero nel sito del Quirinale.

mercoledì 1 aprile 2015

Leggere a scuola: almeno una settimana

Giovanni Solimine
Si tiene in questi giorni a Bologna la Fiera internazionale del libro per ragazzi (che oggi alle 14,30 ospita un interessante convegno sulle biblioteche scolastiche, organizzato da Donatella Lombello, che ne ha già parlato in questo blog) e torna di attualità il tema della promozione della lettura nella scuola. Il Forum del libro ha presentato nel corso del suo utimo appuntamento nazionale, tenuto a Milano all'interno di BookCity, un'organica proposta, convinti che la lettura possa rappresentare una valida pratica educativa.Siamo molto critici (leggi qui) sui provvedimenti del Governo, in cui non si parla proprio di libri e lettura. Ma non ci limitiamo a criticare: abbiamo voluto proporre l'organizzazione di una settimana della lettura nelle scuole, tracciando anche le linee guida che potrebbero essere utilizzate per impostare questa iniziativa. Ci siamo chiesti in che modo dare continuità e sistematicità alla pratica della lettura nelle aule scolastiche, e in che modo evitare che “giornate della lettura”, conferenze, presentazioni di libri e altre iniziative – pur se meritevoli – finiscano per rivelarsi occasionali e poco efficaci. Abbiamo discusso sulla proposta avanzata da Roberto Casati nel suo libro Contro il colonialismo digitale (Laterza 2013, in particolare pp. 51-55) e nel blog Shadowes: prevedere un congruo periodo (da una settimana, eventualmente ripetuta due volte nel corso dell’anno scolastico, a un mese) in cui, al posto della didattica tradizionale, a scuola si pratichi attivamente e direttamente l’attività di lettura. Partecipando al nostro dibattito, Casati ha avuto modo di spiegare meglio il senso della sua proposta e su di essa sono intervenuti persone che hanno già provato a sperimentarla.Scopo delle Linee guida è fornire delle indicazioni di massima – suggerite anche dall’analisi di caratteristiche, risultati e criticità di alcune iniziative simili già attivate – sulle modalità di organizzazione e di svolgimento di una Settimana della lettura. Rispetto ad altre tipologie di intervento per la promozione della lettura in ambito scolastico, il “modello Casati” contiene alcuni elementi che è utile sottolineare.
  • Nella Settimana della lettura, le attività di lettura e attorno alla lettura sostituiscono interamente la didattica tradizionale: non si tratta di attività parallele, integrative, o inserite come componente all’interno della didattica disciplinare. L’obiettivo è quello di far percepire il ruolo della lettura come componente essenziale dell’attività formativa: sospendendo per un periodo le attività didattiche curricolari a favore di attività interamente orientate verso la lettura “mandiamo un chiaro segnale sulle vere priorità. Usare il tempo della scuola per leggere significa dare un segnale forte sull’importanza della lettura. Infatti: se la lettura è veramente importante, perché chiedere agli studenti di leggere a casa, o durante le vacanze? Se la consideriamo veramente importante, mostriamolo con il dedicarle uno spazio istituzionale” (Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale, p. 52).
  • Il periodo dedicato alla lettura deve essere rilevante, continuativo e protetto. Rilevante e continuativo, perché è importante che lo studente percepisca la lettura non come attività occasionale o straordinaria ma come attività abituale e immersiva.  Protetto, perché la scuola ha insieme la possibilità e la responsabilità di vincolare l’uso del tempo e la scelta delle attività formative: gli orari, la selezione e l’organizzazione delle attività, le priorità adottate rappresentano per studenti e docenti un vincolo, ma permettono anche la creazione di nicchie di tempo dedicate e protette, in cui l’attenzione sia finalizzata e concentrata sull’atto del leggere in senso pieno e motivante.
  • Al cuore delle iniziative di promozione della lettura deve essere la lettura stessa: presentazioni di libri, conferenze, animazioni, attività parallele e di accompagnamento vanno benissimo, ma devono essere complementari alla lettura e finalizzate alla lettura, che durante la Settimana della lettura deve essere comunque l’attività centrale e prevalente proposta agli studenti.
  • L’organizzazione di una iniziativa di questo tipo deve necessariamente prevedere una riflessione specifica sul design della situazione di lettura: se vogliamo che la lettura sia al centro delle attività proposte, occorre prestare grande attenzione a tutti i fattori che possono influenzarla, facilitarla o ostacolarla. Da quelli ambientali (organizzazione degli spazi, disposizione e quantità dei posti a sedere, illuminazione, presenza di rumori o altri elementi di distrazione esterna, ecc.), a quelli motivazionali (scelta dei testi, organizzazione dei momenti di discussione, previsione di relazioni e verifiche, ecc.). Per questo motivo, le indicazioni che proviamo a fornire in questa sede sono solo generali, anche perché rivolte a scuole di ogni ordine e grado, e dovrebbero sempre essere vagliate sulla base di una riflessione legata allo specifico contesto in cui l’iniziativa si svolge.
  • Accanto agli studenti, la Settimana della lettura coinvolge i docenti e, in ogni varia e possibile misura, anche i genitori. Gli insegnanti sono infatti parte attiva indispensabile nella buona riuscita della proposta; a tal fine è certamente positivo accompagnare la progettazione della Settimana della lettura con opportuni momenti di aggiornamento coerenti con la tipologia scolare e con le problematiche didattiche specifiche (es. presenza di alunni di famiglia non italofone; alunni affetti da DSA; presenza o assenza di attive biblioteche ecc.).
  • La Settimana della lettura non può inoltre prescindere dalla presenza di servizi orientati all’approccio al libro in tutte le sue forme: a partire dalle biblioteche scolastiche in rete, dal personale specializzato che possa fungere da punto di riferimento per studenti e docenti, dalla diffusione dell’alfabetizzazione informativa (information literacy) ecc. Tali servizi, qui solo accennati, non sono affatto generalizzati nel nostro Paese e, dove presenti, non sempre funzionano al meglio. La Settimana della lettura, proprio in situazioni carenti, può costituire uno stimolo per tutti a operare verso un miglioramento delle strutture e un potenziamento della formazione dei docenti adatti a favorire la lettura e l’uso dei libri.
  • Va da sé che la Settimana della lettura non deve e non può essere una iniziativa isolata, una parentesi temporanea, ma deve collocarsi in un contesto in cui la promozione e la valorizzazione della lettura siano prassi consolidate e costanti. In particolare, è importante che la scuola preveda esplicitamente, all’interno del proprio piano di offerta formativa (POF), la centralità delle attività di lettura.